“Le vie dell’Eden” è stato scritto durante la pandemia; quando la realtà era per tutti paurosa e incerta, l’autore ha trovato rifugio nell’immaginazione, costruendo come non mai situazioni e personaggi appassionati e struggenti. Proprio forse come reazione al Covid, in questo libro, se paragonato ai precedenti, c’è meno amore romantico e più attrazione fisica, perfino un po’ di sesso (garbato). Il romanzo è formato da tre novelle (come già “Tre piani”) che raccontano tre storie differenti che si intersecano brevemente. I tre personaggi principali sono tutti accusati di qualcosa e ciò che accumuna le storie è che tutte e tre possono essere considerate come delle memorie difensive, dove l’io narrante racconta la propria versione dei fatti cercando di spiegare i motivi del suo comportamento tutt’altro che irreprensibile. Tutti i personaggi sono infatti un po’ subdoli, poco trasparenti. E i loro resoconti sembrano più delle confessioni, una sorta di excusatio non petita che però, lungi dal convincerci, lascia noi lettori, i giudici, molto dubbiosi sulla reale colpevolezza dell’io narrante, come se in fondo in fondo, non ce la raccontassero tutta. Omri, nel primo “capitolo”, ha o non ha aiutato la bella Mor a sbarazzarsi del marito geloso? Cosa nasconde l’anziano medico Asher Caro nel secondo racconto, perché è così attratto da Liat la giovane specializzanda? E’ o non è un molestatore? E infine dov’è finito Ofer dopo essersi incamminato nel frutteto? Siamo sicuri che sia lui quello fuori di testa? Nevo definisce il suo libro un thriller sull’amore, perché in nessuna delle storie c’è una vera spiegazione, sono tutte caratterizzate da un finale aperto. D’altronde, così è anche l’amore: non puoi mai sapere come va a finire.
Non il suo migliore, ma pur sempre un gran bel libro, che vi consiglio!