Dopo un prologo straordinario, nel quale l’autore si domanda se “Ci sono ancora storie possibili, storie per scrittori?”, inizia il racconto dell’avventura accaduta ad Alfredo Traps, un rappresentante di commercio sempre in viaggio, che, a causa di un guasto alla macchina, deve pernottare per una notte lontano da casa. Per sua fortuna, trova ospitalità nella villa di un ricco pensionato che accoglie viandanti in difficoltà. Il bizzarro padrone di casa offre vitto ed alloggio ma in cambio chiede che l’ospite partecipi ad un gioco che egli fa spesso con alcuni amici. Essendo stati in gioventù uomini di legge, (erano un avvocato, un pubblico ministero, un giudice, un boia), i quattro vecchietti si divertono ad inscenare finti processi, dove ognuno interpreta la propria funzione e lasciando al malcapitato ultimo arrivato il ruolo di imputato. Il povero Traps non sa a cosa andrà incontro, cade nella trappola (un nome, un destino!) e mal gliene incoglierà. Il racconto è esilarante, davvero molto divertente, per come i quattro vivaci anziani riescono ad incastrare l’imputato e a costruire il delitto perfetto a sue spese.
La risposta alla domanda del prologo dunque è che sì, lo scrittore può ancora trovare e raccontare una storia “colta per caso, riflessa nel monocolo di un ubriaco” guardando la realtà intorno a sé. E Dürrenmatt lo fa con grande intelligenza, acume e umorismo.
Il mio consiglio, dunque, è di ritagliarvi il tempo per leggere d’un fiato il piccolo, grande capolavoro di Dürrenmatt: come me, ne rimarrete estasiati.
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