Siamo a Monaco, fine settembre 1931. La nipote di Hitler, Geli Raubal, viene trovata morta in casa del führer, col quale abitava. Il rapporto tra i due non era chiaro e dava adito a pettegolezzi: erano amanti? O Hitler era solo uno zio molto premuroso? Al ritrovamento del cadavere, viene in prima battuta ipotizzato che si sia trattato di un suicidio, ma cosa può aver spinto una giovane e bella ragazza ad un tale gesto estremo? Che invece sia un omicidio? Il caso viene affidato a due commissari, Sauer e Forster, amici, oltre che colleghi, da una vita. Toccherà a loro, tra mille colpi di scena, risolvere il dilemma, complicato naturalmente dalla figura del dittatore, in quegli anni in ascesa, e molto potente e temuto.
Nella nota in fondo al libro, l’autore spiega che il fatto è realmente accaduto e i personaggi che affollano il romanzo sono tutti davvero esistiti, perfino i due ispettori di polizia. È una delle tante vicende incomprese e irrisolte della Storia e che Massimi ripercorre con incredibile maestria, alternando finzione a realtà, correlandone il racconto con splendide descrizioni delle città di Monaco e Vienna dell’epoca.
Il poliziesco non è il mio genere preferito, ma questo caso, accaduto in un periodo storico molto interessante (soprattutto in questa settimana in cui ricorre il Giorno della Memoria) e così ben descritto e raccontato dall’abile penna dell’autore, mi ha avvinto e l’ho finito in pochi giorni. E’ veramente coinvolgente! Ha il pregio inoltre, di restituire un po’ di dignità alla povera Geli, sulla quale sono state ipotizzate e scritte le peggiori nefandezze e, al contempo, denunciare ancora una volta la crudeltà di Hitler e dei suoi aguzzini.
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