Siamo negli anni Settanta, a New Prospect, località fittizia nei pressi di Chicago, Illinois. Gli Hildebrandt sono al bivio, la famiglia è sul punto di disgregarsi: nei mesi che passano tra Natale e Pasqua, ognuno di loro avrà il suo bel daffare nel complicato cammino della propria vita. Il romanzo racconta i segreti, i sogni, le inquietudini di Russell, il padre, della madre, Marion e dei quattro figli, Clem, Becky, Perry e Judson, dei loro tentativi per soddisfare i propri bisogni e necessità, costretti però a fare i conti con il senso morale e soprattutto con i limiti e le debolezze che li condizionano. Russ è un menonnita, pastore di una Chiesa anabattista, fondatore, ma ora ospite indesiderato, di Crossroads, un gruppo giovanile cristiano frequentato anche dai figli, un tipo di associazione religiosa che l’autore ben conosce per averlo bazzicato in gioventù. E’ in questo ambiente che ogni personaggio si sviluppa, è in questo contesto, pervaso di fede e religiosità, che ognuno tenta di far coincidere i propri concetti morali con la vita vera, con le sfide che la realtà pone loro di fronte, in costante ricerca di realizzazione e redenzione. E la fede di ciascuno, vera o presunta che sia, messa continuamente in discussione e tema molto importante del romanzo, creerà profondi disagi in tutti loro.
Ma mi sembra superfluo cercare di riassumere le oltre 600 pagine del romanzo; è un grande affresco di un’America alle prese con gli importanti elementi che hanno caratterizzato gli anni Settanta: la droga, la musica, l’emancipazione sessuale, il pacifismo, le questioni razziali, il Vietnam. L’autore tratta sapientemente questi temi importanti e li traspone nelle vicende dei suoi variegati protagonisti, architettando una storia avvincente e ricca di dettagli, sfumature e colpi di scena, un libro che si divora e che finisce troppo in fretta!
Scritto benissimo, impostato sul racconto alternato dei vari personaggi, l’autore adotta un tono veramente originale, un misto tra ironia e inquietudine. Spesso comico, mai satirico, sempre empatico, Franzen non vuole burlarsi dei suoi personaggi, né guardarli dall’alto in basso, ma farci affezionare a loro e alle loro storie, in attesa del prossimo, imperdibile capitolo. Non mi azzardo a fare paragoni con l’illustre precedente, ovvero Le correzioni, considerato il capolavoro di Franzen; non so se sia migliore o peggiore: Crossroads è un gran bel libro, da leggere assolutamente!!
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