La novità del romanzo è che la protagonista è una donna bellissima, anzi la donna più bella del mondo. In una intervista, Ammanniti spiega che si è spesso trovato di fronte a donne universalmente considerate belle, provandone soggezione. Si è domandato allora come si sente una donna così, cosa prova lei nel sapersi ammirata e riverita per il proprio aspetto. Sceglie quindi di raccontarci la storia di Maria Cristina, moglie del Presidente del Consiglio, in una settimana terribile della sua vita, quando, già in un equilibrio mentale precario perché costretta suo malgrado al ruolo di First Lady, rischia di precipitare in una crisi di nervi trovandosi coinvolta in un errore del passato, che riemerge dopo un incontro apparentemente fortuito. L’autore alterna il racconto di ciò che accade con quanto avvenuto nella vita di Maria Cristina, avvicendando passato e presente e dimostrando come sia il nostro vissuto a renderci quello che siamo. Sotto pressione, la bellissima protagonista finisce per commettere un errore dietro l’altro. Riuscirà a resistere alla tensione e a fare la scelta giusta?
Lo stile è quello tipico dell’autore, ricco di colpi di scena, pieno di dialoghi veloci, realistici e spesso divertenti. Il racconto scorre veloce, alternando momenti tragici ad altri ridicoli ad altri imbarazzanti tanto sono pacchiani. I vari protagonisti della storia ben rappresentano uno spaccato della nostra società (giusto quindi il frequente ricorso al trash) offrendoci tanti spunti di riflessione. Non tutti i personaggi sono davvero riusciti, a mio avviso, ma alcuni sono veramente ben tratteggiati. Le parti migliori del romanzo sono quelle dove emerge la vita intima di Maria Cristina, i suoi pensieri, le sue paure, è qui che Ammanniti vince la sfida con sé stesso e riesce a descrivere una donna vera, credibile e indimenticabile, alla quale mi sono affezionata e non solo perché si chiama proprio come me.
Ma ad essere sincera, non so se il romanzo mi sia davvero piaciuto, ha meritato solo un 7. Forse però sono cambiata io, ho gusti diversi ora e non mi faccio più incantare dalle provocazioni di Ammanniti o dalle sue situazioni grottesche, come successe nel 1999 allorché lessi “Ti prendo e ti porto via”. Ricordo che allora quello fu un vero e proprio colpo di fulmine che mi spinse a leggere tutti gli altri suoi romanzi. Forse ora però, dopo tanti anni, ho bisogno e cerco, qualcosa di diverso, non so…
A voi la scelta!
“La paura finisce dove comincia la verità”.