Mi aveva incuriosito la trama perché racconta l’impresa, mancata prima e compiuta poi, di un maratoneta. Quasi ogni giorno, vado a correre nel parco vicino a casa, non ho mai fatto gare né tantomeno corso una maratona, ma mi piace registrare i miei tempi e, se possibile tra un infortunio e l’altro, cercare di migliorarli. Il protagonista della storia di Faggiani, il giapponese Shizo Kanakuri, è realmente esistito e corse la maratona dell’Olimpiade del 1912 a Stoccolma in 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi e 3 decimi. Be’ nemmeno io sono così lenta! Quando Faggiani ha scoperto questa incredibile vicenda ha deciso di dedicare un libro allo speciale atleta giapponese, raccontandone l’impresa. Cosa può essere successo nella testa e nel cuore di quest’uomo che gli ha impedito, al primo tentativo, di terminare la gara? Non potevo non leggere questa storia! Fermi restando i fatti realmente accaduti all’inizio e alla fine della vita di Shizo, cioè la strana maratona, Faggiani immagina ciò che il protagonista potrebbe aver affrontato dopo aver rinunciato a tagliare il traguardo, come avrà sopportato l’onta (tutta giapponese) dell’onore perduto per aver fallito l’obiettivo, i tentativi di riscatto personale e le punizioni che si sarà auto inflitto per espiare quella che lui deve aver ritenuto essere una colpa capitale.
Dopo lo smacco per la maratona incompiuta, il protagonista decide di andarsene lontano da tutto e tutti e si offre volontario per prendersi cura di una collina in una zona isolata del Giappone “…per cercare nella foresta dei ciliegi le silenziose risposte alla smisurata complessità del vivere.” La natura nella quale si immerge, il silenzio del quale ama circondarsi lo aiuteranno a superare i momenti critici di questo auto esilio. Quando, dopo mille peripezie, ricomincerà a correre, troverà fortissimi stimoli che lo aiuteranno a riscattarsi completamente. “Ero sempre dell’idea che la corsa non fosse un motivo per competere con gli altri ma con me stesso…”. “La corsa toglie di dosso tutto quello che è superfluo, mette a nudo, evidenzia quello che si è capaci di fare in ogni momento in cui un passo sopravanza l’altro.”
Immergersi in questo romanzo delicato, raffinato nella prosa e nella sostanza è stata una piacevolissima sorpresa. Non è infatti la storia di un campione (ma nemmeno quella di un fallito), bensì il racconto dolcissimo di un uomo mite, buono, onesto che non viene meno al suo onore e fa di tutto per rimediare ai propri sbagli, rimanendo fedele ai propri sentimenti. La narrazione dall’andamento tranquillo e quieto regala al lettore calma e serenità, paragonabile a quella sensazione di benessere che si conquista con la pratica costante della corsa e che gratifica il runner al termine di ogni allenamento.
Se vi volete bene, leggetelo, vi piacerà e vi verrà voglia di uscire a correre!