In questo caso il filo è rappresentato da una lettera che fa la sua comparsa per la prima volta nel 1919, agli albori della nascita della posta aerea, per arrivare fino ai giorni nostri, su una lingua di terra irlandese battuta dalla pioggia e dal vento. Una lettera che legherà le vite e i destini di persone diverse.
Inizialmente sembra quasi di leggere una raccolta di racconti: si spazia dalla Belfast degli anni Novanta, all’America di tardo Ottocento, i personaggi sembrano non avere nulla in comune tra loro… ma procedendo con la lettura ci si accorge che nulla è casuale, che tutti i capitoli del romanzo, siano essi ambientati nell’Irlanda del 1845 o negli Stati Uniti degli anni Venti, contribuiscono a creare un grande romanzo il cui risultato è di certo più grande della somma delle sue parti.
Ne esce un romanzo corale incentrato sulla circolarità della Storia (non a caso si apre e si chiude nello stesso luogo) e sulla ricerca e rivendicazione delle proprie radici.
Bellissime e fondamentali, introdotte gradualmente quasi in sordina, le figure femminili: quattro generazioni di donne dalla vita apparentemente semplice ed ordinaria, ma che grazie alla loro forza, al loro coraggio e alla loro cocciutaggine riusciranno a sopravvivere in un mondo di guerre e privazioni, di ingiustizie e povertà, di violenza e ignoranza.
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