Il sottotitolo recita “Come prendersi cura della vita con i classici greci e latini” e il bel saggio della Prof. Dell’Acqua, insegnante in un liceo di Milano, mantiene la promessa. In nove capitoli, che non è necessario leggere in fila, vengono analizzati alcuni aspetti della nostra personalità, della nostra vita quotidiana, le nostre passioni, le nostre debolezze attraverso le opere e le parole dei grandi autori del passato. Si parla di amore nell’”Ancesti” di Euripide, andata in scena nel 438 a.c. ma ancora attualissima per come descrive l’intera gamma degli aspetti dell’amore, quello materno e quello coniugale, così come la gelosia che chiunque prova verso il proprio innamorato, allora come oggi. Leggendo i testi di Socrate, Cicerone, Omero analizziamo l’amicizia, sentimento profondo e molto complesso e, grazie alla puntuale spiegazione dell’autrice, vediamo quanto sia difficile definirla, anche etimologicamente. L’analisi delle parole, la loro origine e le mutazioni che hanno subito nel corso dei secoli ci aiutano ad appropriarcene ed ad utilizzarle al meglio. L’autrice cita Cicerone, che ci consiglia di allineare lingua e mente per imparare l’arte della comunicazione, badando di non cadere nel facile tranello di: “Chi si esprime con un balbettio pur conoscendo l’argomento, ma non lo sa esporre con la parola, e l’ignoranza di chi è ricco di parole ma non conosce l’argomento” (De Oratore III, 142). Essendo una docente, l’attenzione dell’autrice nel libro è spesso rivolta ai ragazzi e alle difficoltà, ma anche alla soddisfazione, di trasmettere loro l’amore per questi testi, ostici senza dubbio, ma ricchi di valori e insegnamenti perennemente validi.
Mi sono divertita a leggere l’interessante saggio della Prof. Dell’Acqua e ho sottolineato parecchio, come faceva Seneca. D’altronde, sottolineare è : “Un modo per connetterci con i nostri sentimenti più profondi attraverso le parole di qualcuno, lontano nel tempo e nello spazio, ma che sembra conoscerci benissimo”.
Sono pronta per mettermi alla ricerca della mia anima antica, come mi ha suggerito di fare l’autrice nella dedica. Grazie!
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