Siamo nel 1945, agli sgoccioli della Seconda Guerra Mondiale. Il Terzo Reich è ormai alle strette, i russi e gli americani avanzano in Germana liberando i pochi prigionieri sopravvissuti e catturando i nazisti in fuga. Nel libro, tre storie di donne si intrecciano e si alternano: Ava, una bimba nata in un campo di concentramento e miracolosamente ancora viva, sta scappando; porta con sé una cartella di pelle contenente delle lettere dalle quali non si separa mai. Magda Goebbels è la moglie del ministro della propaganda nazista, la sua storia, tragicamente vera, dimostra una volta di più l’orrore del nazismo e dei suoi folli artefici: donna bellissima e inquieta, si dedica al progetto nazionalsocialista e ai suoi malati ideali con tutta sé stessa. Amica intima di Hitler, trascina con sé e il marito, in un epilogo tra i più drammatici, i suoi sei bambini. La terza donna è Lee Meyer, fotografa americana, liberamente ispirata alla vera reporter di guerra Lee Miller. Sarà quest’ultima a mettere insieme i pezzi e raccontare un episodio agghiacciante del periodo storico più crudele del secolo scorso.
C’è tanta storia dunque nel libro, ben romanzata e arricchita da una prosa essenziale ma sempre esauriente. La lettura scorre veloce, le tre vicende sono tutte molto coinvolgenti e interessanti, si seguono con estrema facilità. Nella postfazione, l’autore illustra la genesi del suo lavoro e mi ha spinto ad approfondire l’argomento: quanto orrore, quante atrocità sono state compiute, non smetterò mai di stupirmene.
Perché non si ripeta, non dobbiamo dimenticarcene.
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