Scritto in tempi diversi (in un arco di trent’anni) il libro è composto da due parti, la prima dedicata al padre, la seconda alla madre. Ford racconta le storie dei due prima di conoscersi, della loro vita di coppia e poi con Richard, figlio unico, arrivato tardi, amato e desiderato da entrambi. Diverso è il rapporto che si instaura tra Richard e suo padre, da quello più intimo che egli vive con la madre, come è naturale che sia, anche perché Parker Ford muore giovane, quando l’autore ha solo sedici anni. E la differenza di confidenza e di affiatamento del figlio con l’uno o con l’altra si percepisce anche dal linguaggio adottato dall’autore che differisce lievemente dalla prima alla seconda parte.
Tutti abbiamo dei genitori, ognuno avrebbe qualcosa da raccontare sulla propria storia di figlio e sulle relazioni che ne scaturiscono, ma non per questo saremmo in grado di farlo. La famiglia Ford non è molto diversa da tante altre, nulla di speciale o di particolarmente rilevante accade loro. A detta dell’autore, i genitori erano una coppia molto unita, e che ha accolto con amore, tra loro appunto, il figlio. Ma il titolo vuole anche suggerire l’eccezionalità dell’amore che c’era tra loro coniugi, che rendeva unica e speciale la loro vita. E il memoir di Ford ne è la brillante e toccante testimonianza.
Perché leggere questo libro? Non per la sua trama, né per un desiderio di voyeurismo, di spiare cioè la vita di altre persone, ma semplicemente per apprezzare come il grande autore abbia saputo dare valore, con il suo stile unico ed originale, ad una famiglia normalissima. “Le famiglie felici si somigliano tutte” diceva Tolstoj in Anna Karenina, ma solo alcune vengono così ben raccontate.
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