All’indomani delle elezioni del 2016, quando venne eletto Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, un gruppo di amici, ricchi newyorkesi democratici, esterrefatti dall’esito delle urne, si arrovellano cercando di capire come ciò sia potuto accadere. Sono preoccupati per ciò che li aspetta e ne discutono insieme, a cena da Eva e Bruce, una coppia decisamente benestante, con splendide case in città e in campagna. È Eva a trovare una soluzione per sfuggire al loro incerto futuro: si illude che comprare una casa lontano dagli Stati Uniti, a Venezia per esempio, dove trasferirsi, anche solo temporaneamente, possa far loro dimenticare, per quanto possibile, il nuovo presidente e tutti coloro che lo hanno votato. L’idea centrale del libro è che la casa possa essere un luogo sicuro, che dia protezione, all’interno della quale poter comunque essere liberi. Il titolo originale del romanzo è appunto Shelter in place. Il racconto ruota intorno a questo importante acquisto e alla ristrutturazione dell’immobile, (ecco il perché del titolo in italiano) coinvolgendo, oltre ai proprietari, un arredatore reticente, un’amica impicciona, un vicino repubblicano, una segretaria ammalata. Ma la vera forza del romanzo sono i dialoghi tra i vari personaggi, pagine e pagine di chiacchierate brillanti e divertenti, sebbene spesso vacue e superficiali, ma che ben identificano la natura, l’indole cinica e qualunquista dei membri del gruppo. Il risultato è una satira spietata verso gli appartenenti a questa classe sociale, egocentrici, facoltosi, ossessionati da Trump e dalle sue idee, che parlano tantissimo, addirittura troppo, finendo spesso per dire cose sbagliate o rivelarne di troppo personali. Si discute di matrimoni, di arredamento, di politica, di abitudini giuste o sbagliate, di libri, di conoscenze comuni; spesso però ci si pente di quanto appena detto, non si sa più chi è sincero e chi no.
Trump non è più presidente e la casa, la nostra casa, dopo i vari confinamenti pandemici ha assunto ancora di più il significato di shelter: è sempre di più percepita come una protezione, un riparo indispensabile. Il romanzo di Leavitt quindi, letto adesso, assume un significato ancora più profondo.
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