Fin da subito infatti, sono rimasta piacevolmente stupita dallo stile colloquiale, immediato, molto informale e decisamente divertente del testo, proprio come se si trattasse di una chiacchierata tra amici. L’argomento poi, è, per noi amanti del rock, molto avvincente: il protagonista, Chuck stesso, viaggia per gli Stati Uniti alla ricerca dei posti dove sono morte alcune grandi rockstar per scriverne un articolo per la rivista. L’obiettivo non è visitare le loro tombe, come probabilmente sarebbe più facile fare, bensì il posto dove è avvenuto il decesso. Con amarezza, il protagonista scopre che questi luoghi sono di difficile identificazione, non ci sono indicazione per facilitarne il raggiungimento e, una volta arrivati, non c’è nulla di celebrativo né di interessante da vedere, semplicemente un incrocio, un campo, una stanza d’albergo… Delusione, quindi? Un po’, ma il nostro reporter riesce a rendere questi luoghi speciali, a farci percepire l’emozione che prova chi li visita perché lì, proprio lì, un grande protagonista del rock, uno dei nostri idoli, è passato a miglior vita.
Nel raccontarci le tragiche morti di alcuni di loro, (come Elvis Presley, Kurt Cobain, Robert Johnson, Duane Allman, il disastro aereo dei Lynyrd Skynyrd…) e guidando per migliaia di miglia, Klosterman ci parla di sé (autobiografico all’85% ?) e dei gruppi rock che ha amato e perché (imperdibili le pagine dove spiega l’impatto dei Led Zeppelin o dei Kiss sulla sua vita). Il libro diventa quindi un viaggio interiore nel cuore e nella mente dell’autore ed affronta tanti argomenti, la morte certo, ma anche l’amore (chi sceglierà Chuck tra Diane, Lenore e Quincy?) la famiglia, la gioventù, il passare del tempo, la rabbia, praticamente i temi cari ai rocker e che spesso si ritrovano nei loro testi. Il tutto però, è bene sottolinearlo, è scritto in chiave leggera, spiritosa, divertente, un reportage veramente originale.
L’autore dimostra di avere una cultura musicale immensa, sa tutto dei protagonisti della scena rock, dalle formazioni delle band, ai testi, delle loro vite pubbliche e di quelle private. Preparandosi a partire in macchina per il viaggio che ipotizza essere di tre o quattro settimane, Klosterman si ritrova davanti alla sua evidentemente sterminata collezione di cd per selezionarne alcuni e scrive: “Essendo lo spazio limitato, posso scegliere quegli album che sono innegabilmente essenziali. Decido di portarmene appresso seicento.” E ciò la dice lunga sulla sua passione!
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