Piet e sua moglie Stacey si trasferiscono a Cape Town dall’Olanda e, millantando titoli nobiliari e false ricchezze, entrano a far parte dei salotti più esclusivi. I Barol si dicono costruttori di mobili di pregio e, con scaltra abilità, ottengono un grosso ordine da una ricca famiglia di Johannesburg. Grazie al cospicuo anticipo ricevuto, Piet assume due uomini bantu, Luvo e Ntsina, e si reca nella foresta di Gwadana per procurarsi il mogano necessario alla realizzazione dei mobili. Piet entra in contatto con gli abitanti della zona, il popolo Xhosa che venera gli alberi centenari della foresta, poiché simboleggiano i loro antenati. Tante saranno le difficoltà che Piet dovrà affrontare nella sua nuova vita nella foresta a contatto con gli indigeni, rifornirsi del legname sarà impresa più ardua del previsto. Raccontando le storie della famiglia e del popolo di Ntsina, Mason descrive un mondo magico, fatto di miti, superstizioni, basato sulle leggi della natura così diverse da quelle alle quali Piet, e noi lettori, siamo abituati. E ci induce a riflettere sulle ingiustizie perpetrate dall’uomo bianco alle popolazioni dell’Africa, dominate, sfruttate, ingannate da sempre. Lo scontro tra i due mondi sarà inevitabile e non ci sarà un vero vincitore. Molto ben tratteggiata la psicologia dei personaggi principali, soprattutto la loro evoluzione nel corso degli eventi raccontati: ognuno di loro, messo duramente alla prova dalle pesanti esperienze vissute, subirà un profondo cambiamento, e in molti casi, non in meglio.
Un’ultima considerazione riguarda il titolo in italiano, migliore secondo me di quello originale, che non cito, e che toglie un pizzico di gusto al finale.
È dunque un bel libro, scorrevole, avvincente, dal quale traspaiono la passione e il rispetto dell’autore per il suo Paese d’origine, caratteristiche che lo rendono una lettura, e soprattutto un viaggio, davvero imperdibile.
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